Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Non la sopporti, e lo sai fin troppo bene. A prenderla così, fuori contesto, non v’è nulla che la renda così irritante. Avrà sui trentacinque anni. Non è particolarmente bella, ma neppure brutta. E in ogni caso questo aspetto a te non interessa. Veste in modo comune, proprio come tutti gli altri. Predilige jeans e scarpe da ginnastica e in inverno, quando fa freddo, copre la fronte e le orecchie con voluminosi cappelli di lana. Alcuni hanno persino il pon pon. Ha la pelle molto chiara e in estate, se prende troppo sole, diventa rosso fuoco. Deve fare attenzione. Molte persone dovrebbero fare attenzione e così anche in questo, come per altre cose, non ha proprio nulla di particolare. Cammina piuttosto lentamente, non parla da sola, non borbotta e non annuisce, forse ha l’aria guardinga. L’aria di chi scruta, con la coda dell’occhio, tutto quello che le accade intorno. Deve, chissà, sentirsi spesso in pericolo, anche se in modo sottile, quasi impalpabile. Non deve essere paura, ma una sorta di inquietudine, o disagio. In ogni caso, non sembra una persona che debba andare da qualche parte in particolare. Non ha zaino o borsa da lavoro. Raramente una busta, dopo che ha acquistato qualcosa. Il suo essere nel mondo, almeno per come la vedi tu, pare privo di una vera e propria direzionalità. Semplicemente, esce di casa e inizia a camminare, mescolandosi nel mondo e perdendosi nella folla indaffarata.
Perché, dunque, sei così infastidito quando la scorgi per strada? Perché il suo stesso essere nel mondo e il semplice fatto di incontrarla per le strade del quartiere in cui vivi, ti appare sempre più insopportabile? Perché non tolleri la sua libertà? Sempre che lo sia, libera. Del resto pure tu cammini fra le persone e le cose. E sei sempre lì, pronto, guardingo, cercando, per quanto ti è possibile, di riconoscerla nel raggio di due o trecento menti. Quante energie spendi, per una cosa del genere. E se per caso, e capita, te la trovi improvvisamente davanti, allora ti metti in scia e poi, veloce fino al fiatone, la superi sul marciapiedi. E ti trattieni, mentre la superi, dal voltarti e incontrare i suoi occhi. Sai, e nel saperlo ti brucia lo stomaco, sai che anche lei finge di non vederti. Di non vedere te.
Se la vedi per tempo, invece, attraversi la strada perché puoi permettertelo, oppure fingi di guardare una vetrina, gli occhi fissi su scarpe che non compreresti mai perché non hai particolari esigenze di abbigliamento; ti ostini a decifrare oscuri annunci immobiliari per case che non ti interessano, dato che quella in cui già vivi è fin troppo grande; metti a fuoco cartellini penzolanti da gioielli che non sapresti a chi regalare.
O è il tarlo del dubbio a farti comportare a questo modo? Ti disturba incontrarla ogni giorno, sempre sulle stesse strade e a qualsiasi ora, vero? Ti disturba perché anche tu ad ogni ora, ogni giorno e in ogni stagione sei lì a calcare quelle stesse strade; perché anche tu solo e guardingo ti aggiri, disperato e senza vera meta. Per questo e per nessun altro motivo la detesti fino a tal punto. Tu che non ami guardarti allo specchio per vedere come in realtà sei, non tolleri lei, di cui non sai nulla e che pure è il tuo specchio vivente, che ti segue e ti sfinisce. Chissà se anche lei prova la stessa rabbia nei tuoi confronti, chissà se anche lei, come te, stringe i pugni in tasca e digrigna i denti, ogni volta che ti scorge. Probabile.
Rompi lo specchio, urtala lievemente e poi chiedile scusa. Falla parlare. Dietro il fantasma, il tuo fantasma, si nasconde qualcuno. È reale, così come lo sei tu, anche se da tempo lo hai dimenticato. È reale anche se l’hai ridotta ad un’idea nella tua testa, così come tu, stanne certo, sei un’idea nella sua, di testa. E se questa idea che tanto ti irrita non fosse su di lei, ma su te stesso? E se fosse così anche per lei? Quante cose vanno perdute in errori del genere. Una cosa è certa, però. È solo un incantesimo e come ogni incantesimo può esser spezzato.
stay calm within the chaos
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
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«La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.» (Antonio Tabucchi)
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