Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
A un certo punto di Ringraziare, Sammy e Paride, il fratello, si incontrano. Riporto un passo, per chi volesse leggere di più, può cliccare QUI.
Quando Sammy accosta, vede il fratello immobile al centro del parcheggio polveroso. Sta bevendo una birra in lattina, mentre Marcus, il figlio di Paride, cerca inutilmente di centrare il tronco dell’unico albero che c’è con un pallone a vento. Prima di scendere dalla macchina, Sammy infila i sandali e stringe il tutore al ginocchio destro. Come è possibile che faccia già così caldo a inizio maggio? Si avvicina al fratello zoppicando, aiutandosi col bastone.
Marcus rincorre il pallone, mentre Paride non lo degna d’uno sguardo. Adesso che ci pensa, Sammy ricorda che oggi è il compleanno del nipote. Dovrebbe compiere qualcosa come otto o nove anni. Non gli ha comprato nulla, ma non è un problema dato che quel ragazzino, per lui, non è nessuno. Appena è lì, Paride gli chiede se vuole bere. Sammy non vuole, sono le dieci del mattino. Nel portabagagli della jeep del fratello ci sono tre confezioni di birra in lattina sistemate in una borsa del ghiaccio. Marcus, alle loro spalle, grida evviva. Deve aver colpito quel tronco per sbaglio o forse ha esultato per attirare la loro attenzione o per dire qualcosa e sincerarsi della loro esistenza. In quello spiazzo assolato e polveroso potrebbero benissimo essere un miraggio. Sammy si volta e gli dice bravo. Marcus lo mette a fuoco attraverso la luce del sole e il polverone che ha sollevato. Dato che è uno zio come si deve, gli fa gli auguri. Marcus non gli risponde perché sta rincorrendo il pallone dopo aver mancato di brutto il tronco. Paride si volta un attimo, tira il tabacco fuori dalla tasca dei jeans e si rolla una sigaretta. È lì, in quel maledetto spiazzo senza nome sulla SS217, perché dall’altro lato della strada c’è lo scheletro di quello che sarebbe dovuto diventare un supermarket. In quell’affare Paride e Melo, il suo socio, avevano investito e probabilmente perso un bel po’ di soldi. Per questo Paride fatica a parlare, perché è incazzato.
– Senti, non ho tempo, ho un appuntamento con papà.
– Quanti soldi buttati. – Paride cerca di sorridere. Sputa il fumo. I pochi capelli che gli sono rimasti sono lunghi ed oleati, pettinati all’indietro e raccolti in un penoso codino ingrigito. I loro volti sono vagamente riflessi sul vetro della jeep. Sono fratelli, è chiaro. Gli occhi castani, la fronte ampia, la bocca sottile, tutto parla di genitori comuni. Solo che Paride è più brutto, più basso, più esile, meno intelligente, meno virtuoso. Sgusciato dalle cosce di Soma solo quattro anni prima di Sammy, sembra caduto sulla terra già da moltissimi anni.
Si sente un tonfo. Marcus è caduto. Si lecca il ginocchio e poi sputa sull’asfalto un misto di saliva, sangue e terra.
– Li vedi quei sigilli sulla cancellata? Tutto fermo. Quei pezzi di merda dicono che abbiamo sforato con le cubature.
Sammy e Paride se ne stanno immobili sotto al sole a contemplare quell’ammasso di cemento armato misto a lamiera, ferro e polvere, e tutto perché il costruttore aveva alzato, allargato ed allungato, sfondando i confini dell’idea, senza rispettare le cubature previste nel progetto.
Marcus sta pisciando contro l’albero che non riesce a colpire col pallone.
– Perché mi hai fatto venire fino a qui?
La domanda cade nel vuoto. I due fratelli si concedono una bella dose di silenzio, poi Paride si volta per cercare il figlio. In fondo allo spiazzo c’è Marcus che stringe il pallone al petto, come per difenderlo dall’enorme cane randagio uscito fuori dal nulla. Sammy si fa avanti, «Lo scanno io quello stronzo», e alza al cielo il suo bastone. Paride smadonna e con passo deciso si avvicina al figlio. Senza urlare dice al ragazzino di stare calmo e di non muoversi. Il grande cane bianco si accorge di Paride e inizia ad innervosirsi, abbaia verso la strada e fa un paio di giri su se stesso. Paride raccoglie due pietre da terra, ma il cane, che non è nato ieri, l’ha visto e adesso sembra incazzarsi di brutto. La bestia lascia perdere Marcus per puntare Paride, che è piccolo e magro. Solo che quella generale magrezza, combinata al pizzo lungo e agli occhialoni da sole gli danno un’aria vagamente minacciosa. Quando sono ad una decina di metri l’uno dall’altro, Paride gli scaglia contro le due pietre. Il cane è in fuga. Attraversa lo spiazzo e va a buttarsi in un canneto. Paride ha le palle. Dopo aver fissato il randagio battere in ritirata, si volta verso il figlio togliendosi gli occhiali da sole per gustarsi il meritato trionfo. Il problema, però, è che Marcus è piegato a terra, in lacrime. Adesso Paride corre, sempre smadonnando. Sammy raccoglie da terra la cicca che il fratello ha lasciato cadere e fumando si avvicina, sempre zoppicando. Una delle pietre ha colpito il ragazzino ferendolo al ginocchio. Paride continua a smadonnare. Si prende delle piccole pause per dare le spalle al figlio e vomitare. È uno tosto, ma se gli fai vedere un taglietto e due gocce di sangue sbarella di brutto. Fra un conato e l’altro riesce a dire al figlio che non è successo nulla e che gli dispiace da morire. Marcus smette di piangere, ma è piuttosto confuso. Ha lo stinco e le scarpe da ginnastica sporchi di sangue.
– Chi cazzo la sente, quella, chi cazzo la tiene. – Parla di Ivonne, la moglie, anzi, l’ex moglie. Prende Marcus in braccio, come fosse stato ferito a morte. Sembra veramente fuori di sé. Da qualche mese sta cercando di comportarsi bene, come un vero padre, nel tentativo di rimettere insieme i cocci di quella che era stata la sua famiglia. Ma quello che è appena successo peserà come un macigno sulla nuova immagine che sta tentando di costruirsi. Dato che è in difficoltà ed è incazzato di brutto se la prende con lui, – Vai ancora in giro combinato a quel modo, eh? Non ti vergogni?
Sammy non ribatte e del resto non ha grandi argomenti. C’è della gente che lo minaccia con messaggi anonimi e l’unica cosa che fino ad oggi gli è venuta in mente è fingere d’essere stato operato ai legamenti, mettere un tutore al ginocchio e avere la scusa per passeggiare con un bastone animato, con dentro una lama, una sorta di spada. Sa benissimo che tutta quella storia è assurda.
–È un miracolo che non ti abbiano ancora fermato. Te l’ho già detto, posso rimediarti una pistola.
Sammy guarda il fratello sorridere. È stato Paride a procurargli quel bastone, dopo che lui aveva rifiutato la pistola. Ma come può, il fratello, rimediargli una pistola?
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano
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Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
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