Tommaso Aramaico

Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.

È tutto surreale…o reale?

Continua a ripeterlo, pensa Ian Testa, mentre si lava la faccia. La moglie gli sta accanto, davanti allo specchio. Ti sta preparando perché fra dieci minuti deve piazzarsi di fronte allo schermo del portatile, per lavorare, È surreale, tutto questo, ripete ancora. Ian non risponde. Anche lui, di lì a mezz’ora, dovrà sedersi davanti allo schermo del computer.

La gente si ammala, e muore. Lo ripetono ogni giorno, fino allo sfinimento. È surreale, o reale? Mortali, mortali, mortali. Fino a poche settimane fa sapevano della loro mortalità solo quelli che si apprestavano a morire e, di rimbalzo, quelli che a questi stavano accanto. Gli altri pensavano, Ian Testa pensava, che si fosse tutti esseri viventi. No, si è innanzitutto mortali, e lo si è per il fatto stesso di nascere. Sono riusciti a convincerci del contrario. Il termine uomo non può essere sostituito con vivente, bensì solo con mortale.

Per questo non ci vogliamo ammalare, per paura di morire – Ian l’aveva letto, il rovescio della medaglia. Ci si ammala perché siamo mortali e non il contrario: si è mortali perché ci si ammala. Lo sapeva solo astrattamente, adesso no. Questo è il reale.

È forse surreale non vivere serenamente in questo mondo? È reale, ed è giusto non tollerare più molte delle cose che ci circondano, e accamparsi fuori in balcone.

Non ha voglia di accorciare la barba, Ian. Mentre si specchia, nel bagliore dei occhi coglie il riflesso di un sogno. L’ennesimo sogno, diverso da tutti gli altri. Lo stesso sogno di ogni notte. Un lunghissimo corridoio, come sempre, e poi lucchetti e maniglie – questo c’era di nuovo: un lunghissimo corridoio tutto finestroni lasciati spalancati e maniglie per chiudere e lucchetti per serrare. Tutto in penombra – possibile? Finestre aperte che non filtrano luce. Lunghissimo corridoio. Si era svegliato, nel pieno della notte. Devo scriverlo, si era detto, senza però muovere un dito. Adesso ricorda poco o nulla. Chi non doveva fare entrare? O cosa? Non lo ricorda…altro che surreale, era reale il sogno. Irreale la sua immagine riflessa nello specchio.

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Questa voce è stata pubblicata il aprile 8, 2020 da con tag , .

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