Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Era la Vigilia di Natale. Comincio così perché questo è il modo corretto, ortodosso e rispettabile di cominciare e io sono stato cresciuto in maniera corretta, ortodossa e rispettabile, e mi hanno insegnato sempre a fare le cose corrette, ortodosse e rispettabili; e questa abitudine mi è rimasta addosso. Certo, come semplice informazione è piuttosto irrilevante menzionare la data. Il lettore esperto lo sa che era la Vigilia di Natale senza che sia io a dirglielo. È sempre la Vigilia di Natale in una storia di fantasmi.
Con Racconti dopo cena di Jerome K. Jerome continua questo gioco natalizio iniziato ormai un po’ di tempo fa. Lo porto avanti, questo gioco, non solo perché i racconti ad ambientazione natalizia mi piacciono in modo particolare, ma anche perché piacciono ai lettori in generale – lo posso ben vedere dal piccolo osservatorio che è questo spazio. Quest’anno, però, ho scelto un racconto del tutto diverso da quelli degli scorsi natali. Nulla a che fare con quello di Charles Dickens (qui), Collodi (qui) o tutti gli altri (qui). Jerome è maestro dell’ironia più pungente, splendida penna di cui ho avuto modo di scrivere a proposito di Loro ed io (qui). Racconti dopo cena sembra essere scritto in contrappunto rispetto alle belle, moraleggianti, edificanti storie di Natale cui siamo tanto abituati e che tanto ci piacciono; quelle in cui i personaggi cambiano, diventano buoni a sorpresa, quelli il cui cuore d’un tratto si schiude all’altro. No, programmaticamente, qui, la Vigilia di Natale è dominio di fantasmi e del contatto dell’uomo con lo spirituale non in modo rassicurante, bensì perturbante.
La Vigilia di Natale è la gran serata di gala dei fantasmi. La Vigilia di Natale organizzano la loro festa annuale. La Vigilia di Natale tutti quelli di Fantasmalandia che sono qualcuno – o piuttosto, parlando di fantasmi, immagino che si debba dire tutti quelli che non sono più nessuno – escono allo scoperto, siano maschi o femmine, per mostrarsi, per vedere e farsi vedere, esibendosi con le lenzuola svolazzanti nei propri drappi funebri…revisionano e mettono a punto le catene arrugginite e i pugnali insanguinati, per rimetterli in sesto; e le lenzuola e i sudari, ritirati meticolosamente dopo lo spettacolo dell’anno precedente, vengono ripresi, scrollati, rammendati e messi a prendere aria.
Qui troverete fantasmi fedeli come Johnson, che geme per aver perso la donna della sua vita, colossali bevute a base di punch al whisky, fantasmi che fingono di custodire segreti capaci di far arricchire o, ancora, apparizioni di uomini che in vita si erano macchiati di diversi omicidi. Non dirò oltre, ovviamente, per non svelare nulla di un racconto senza morale, senza lieto fine, senza buoni sentimenti, senza un pizzico di buon senso. Invito solo a leggerlo, questo racconto che è il rovescio, il negativo dei classici racconti di Natale. Rivendicare il proprio diritto a vivere un Natale “altro”, bizzarro, grottesco, proprio come sembra fare la voce narrante.
Cercarono di dissuadermi da quella che definivano un’impresa dissennata, ma io rimasi saldo, rivendicando il mio privilegio. Io ero l’”ospite”. La Vigilia di Natale l’”ospite” dorme sempre nella stanza infestata; è la sua prerogativa.
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
Ora che il Natale è alle spalle, credo che leggerò questi racconti: ho sempre desiderato trovare una via d’accesso a Jerome, dovendo confessare di non aver mai amato, trovandolo tutto sommato noioso, Tre uomini in barca ma continuando a ritentarne, inutilmente, la lettura, a grandi distanza di tempo.
Su tale base, non ho mai esplorato altro dell’autore,
Da ciò che ne scrivi, sono certa che mi piacerà.
Ammetto di avere un debole per Jerome. Tre uomini in barca è certamente il suo libro più noto, ma io reputo Loro ed io un piccolo gioiello. Fra gli umoristi è uno dei più raffinati, ma, alla fine, è il gusto a tracciare i confini del bello.
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