Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Scrittore e poeta francese, morto giovanissimo nel 1907 a soli trentaquattro anni, Alfred Jarry è fra i primi scrittori del Novecento a consegnarci opere tutte incentrate sull’assurdità dell’esistenza, sulla sua irrazionalità e disponibilità ad essere ricostruita sempre e nuovamente secondo percorsi di senso sempre nuovi, forse irragionevoli, certamente sorprendenti. Noto per la sua opera teatrale Ubu re (su cui tornerò il prima possibile), grande fortuna ha avuto anche il postumo Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico – una sorta di viaggio allucinato attraverso isole di senso e piene di incontri con personaggi più o meno improbabili su scenari assurdi, esotici, grotteschi, a tratti infernali.
La pagina di Alfred Jarry è un dire per cui non esiste un detto. Un dire che non si può ri-dire, a meno che non si voglia far ridere nel perseguire l’arduo, se non vano tentativo di presentarlo con altre parole. Si rischia molto ogni volta che si cerca di rappresentare qualcosa che, in fondo, non può che esser letto. Siccome è del tutto inutile cercar di dire qualcosa di questa scrittura per cui non vi è presentazione possibile, questo post sarà, molto più umilmente ed onestamente, un semplice copia-incolla. Presentabile solo in modo molto parziale, ne offro una pagina alla lettura – per chi ne avesse voglia. Sono pagine a cui non si può arrivare per mezzo di altre parole – figurarsi le mie poi. So, per scambio di opinione con certi amici-di-lettura, che quest’opera a qualcuno dà il voltastomaco e che non viene reputa letteratura in senso proprio, ma solo lo scherzo di un uomo non proprio centrato su se stesso. Ma questa è già un’altra storia. Magari ci ritornerò, ma, per adesso, uno stralcio da Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico. Giusto una precisazione, sempre per mezzo delle parole di Alfred Jerry: la patafisica è “Scienza di ciò che si aggiunge alla metafisica…Studierà le leggi che reggono le eccezioni e spiegherà l’universo supplementare a questo. La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie”. Sostenitore dell’accidente, del contingente, di ciò che non può essere assorbito nel generale e di quanto si rifiuta di esser integrato nel sistema, faccio seguire la presentazione – a mio avviso epocale, del dottor Faustroll…
Il dottor Faustroll nacque in Circassia, nel 1898 (il XX secolo aveva [- 2] anni), e all’età di sessantatré anni. A quell’età, che conservò per tutta la vita, il dottor Faustroll era una persona di statura media, cioè, per essere esattamente veridico, di (8 x 10¹º + 10⁹ + 4 x 10⁸ + 5 x 10⁶) diametri di atomi; di pelle giallo-oro, con il viso glabro, salvo un baffi verde mare, uguali a quelli che portava il re Saleh; i capelli alternativamente, pelo per pelo, biondo cenere e molto nero, ambiguità biondo-rame cangiante con l’ora del sole; gli occhi, due capsule di semplice inchiostro per scrivere, preparato come l’acquavite di Danzica, con dentro spermatozoi d’oro.
Era imberbe, salvo i baffi, per l’impegno beninteso di microbi della calvizie, che gli saturavano la pelle dall’inguine alle palpebre, e gli rodevano ogni bulbo, senza che Faustroll dovesse temere la caduta della capigliatura né delle ciglia perché essi intaccavano soltanto i capelli giovani. Dall’inguine ai piedi, per contrasto, si inguainava in un satiresco pelame nero, perché era uomo più di quanto sia decente.
Quel mattino, prese il suo sponge-bath quotidiano, che fu di una carta da parati dipinta in due toni da Maurice Denis, treni rampanti lungo spirali; da molto tempo aveva sostituito all’acqua una tappezzeria di stagione, alla moda o a suo capriccio.
Per non stupire il popolo, indossò, sopra questa tappezzeria, una camicia di tela di quarzo, pantaloni larghi, stretti alla caviglia, di velluto nero opaco; stivaletti minuscoli e grigi, su cui era conservata la polvere, non senza grande spesa, in strato uniforme, da mesi, salvo i geyser secchi dei formicaleone; un panciotto di seta giallo oro, dell’esatto colore della sua carnagione, con un numero di bottoni non superiore a quelli di una maglia e con due rubini che chiudevano due piccole tasche, molto in alto; e un grande cappotto foderato di volpe azzurra.
Infilò sull’indice destro anelli, smeraldi e topazi, fino all’unghia, la sola delle dieci che non rosicchiasse, e fermò la fila d’anelli con una coppiglia perfezionata, in molibdeno, avvitata all’osso della falangetta, attraverso l’unghia.
A guisa di cravatta, si mise al collo un gran cordone della Grande-Gidouille, ordine da lui inventato e brevettato, perché non venisse svilito. Si appese mediante questo cordone a una forca disposta a tale scopo, esitando alcuni quarti d’ora tra le due truccature soffocatorie dette impiccato bianco e impiccato blu.
E, dopo essersi sganciato, si mise un casco coloniale.
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
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Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
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Complimenti! Hai trovato una via d’accesso per comunicare su questo libro. Conto su una prosecuzione.
Tra parentesi, non so se quella di Jarry sia “letteratura”. Sicuramente, mi manca una concettualizzazione di “letteratura”, dotata di confini che consentano un giudizio dentro/fuori, condivisibile e condiviso.
C’è poi quella “terra di nessuno”, segnata dai buchi delle granate, delimitata dalle croci di S. Andrea, che interpella, e invita ad attraversare.
Talvolta si sentono crepitare le armi. Qualcuno sta provando ad attraversare. Chissà se sarà giunto di là. O tornato di qua. O non, semplicemente, andato altrove, sbeffeggiano i fronti contrpposti.
Mi piace questa metafora della guerra per il dentro/fuori. Jarry può essere decisamente respingente, specialmente in Gesta e opinioni… È per questo motivo che voglio ritornare su questo scrittore, ma attraverso il suo teatro – decisamente più fruibile.