Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
A quasi un anno dall’uscita di Rovesci, raccolta cui tengo in modo particolare (a proposito del lavoro preparatorio e delle piccole, quotidiane abitudini, che ne hanno determinato la nascita, ne scrivo qui), vorrei mettere insieme gli incipit dei racconti che lo compongono e alcune citazioni tratte da testi che mi sono particolarmente cari. Niente di più. Certo, se qualche lettore si mettesse qui ad operare un confronto fra incipit e citazioni, quello che sto tentando di fare perderebbe immediatamente tutto il suo significato, schiantato da una asimmetria di valore tanto evidente da rasentare la violenza (e questo a dispetto del fatto che qui non propongo citazioni da romanzi, racconti o poesie). Qui, molto più umilmente cerco solo di dare testimonianza dei debiti da me contratti negli anni, di esplicitare (quasi che ce ne fosse bisogno) influenze che, in alcuni casi, vengono da molto lontano…da libri ingialliti dal tempo e consumati da un corpo a corpo ininterrotto…chiedo quindi al lettore – sempre che qualche lettore ci sia – di essere indulgente e apprezzare l’onestà di fondo che anima questo piccolo esercizio…
L’OSPITE
Il volto in cui altri si volta verso di me, non si riassorbe nella rappresentazione del volto. Comprendere la sua miseria che grida giustizia non consiste nel rappresentarsi un’immagine, ma nel porsi come responsabile, ad un tempo come maggiore e come minore dell’essere che si presenta nel volto. Minore perché il volto mi chiama ai miei obblighi e mi giudica […] Maggiore perché la mia posizione di io consiste nel poter rispondere a questa miseria essenziale d’altri, nel trovarmi delle risorse. Altri che mi domina nella sua trascendenza è anche lo straniero, la vedova e l’orfano verso cui ho degli obblighi.
Emmanuel Lévinas, Totalità e infinito
Perché ne L’ospite è dell’irruzione dell’altro che, in fondo, si tratta. Di una irruzione che può prendere la forma della violenza e che, pertanto, può essere terrificante, respingente fino a far esplodere una violenza di senso opposto. Ma si tratta pure, e nello stesso tempo, della possibilità di un lungo, faticoso e tortuoso processo di liberazione di risorse insospettate.
BELLISSIMI
…mentre prima di essere amati eravamo inquieti per questa protuberanza ingiustificata, ingiustificabile che era la nostra esistenza, mentre ci sentivamo “di troppo”, ora sentiamo che questa esistenza è ripresa e voluta nei suoi minimi particolari da una libertà assoluta che essa condiziona nello stesso tempo – e che proprio noi vogliamo con la nostra libertà. È questa in fondo la gioia d’amore, quando esiste: sentirci giustificati d’esistere.
J.P. Sartre, L’essere e il nulla
Perché in Bellissimi, in fondo, si tratta di quella bizzarra alleanza che non è semplicemente accettazione dell’altro, ma riconoscimento che amare significa offrire il nulla che si è. Offrire questo nulla, significa poter far tutto e così, caricando di senso l’esistenza dell’altro, caricare di senso la propria. Qui si dimentica tutto…il matrimonio, il colore degli occhi dell’altro, ciò che è stato, la morte e la malattia per poter, infine, recuperare tutto dell’altro e, con l’altro, tutto di sé.
DARIO HULAZOWSKI
L’interpretazione quindi è che in sostanza Amleto, per ragioni di temperamento, era congenitamente incapace di una qualsiasi azione decisa…Probabilmente è più vicino al vero chi vede in Amleto un uomo le cui capacità d’immaginazione erano talmente intense da prendere spesso il posto dell’azione…ma…dobbiamo concludere che esista una causa dell’irresolutezza di Amleto che non è stata ancora sondata…cioè che tutto dipenda da qualche aspetto particolare del compito che glielo rende ripugnante…per tutto il dramma ci troviamo davanti, raffigurato con la massima chiarezza, un uomo che vede senz’ombra di dubbio quale sia il suo dovere, ma che vi si sottrae in ogni occasione provando di conseguenza il più tormentoso rimorso…addita a se stesso quello che è palesemente il suo dovere, con i più crudeli sensi di colpa si angoscia nel rimorso – e di nuovo ricade nell’inazione. …l’indugio e l’autofrustrazione rivelati dall’esigenza di soddisfare la richiesta paterna di vendetta si spiegano con il fatto che per Amleto il pensiero dell’incesto combinato al parricidio è troppo intollerabile…egli è torturato e lacerato da un insanabile conflitto interno.
Ernest Jones, Amleto e Edipo
Perché in Dario Hulazowski è della madre perduta, che si tratta; e del padre, la cui assenza può rovesciarsi in presenza assoluta, ossessionante, capace di togliere il respiro. E poi del pensiero che torna su se stesso, incessantemente, per poter far fronte a qualcosa che pare non avere argini, come la debolezza di una sorella – una debolezza capace di spaventare.
LAZAR
L’uomo libero, cioè colui che vive sotto la sola guida della ragione, non è guidato dalla Paura della morte, ma desidera direttamente il bene, cioè agire, vivere, conservare il proprio essere avendo quale fondamento la ricerca del proprio utile; perciò a nulla pensa meno che alla morte e la sua saggezza è una meditazione della vita
B. Spinoza, Etica, Parte IV, Prop. LXVII, Dimostrazione
Perché in Lazar è della vita che si tratta, del comprendere quale significato può esser dato all’esser-vivo di chi è vivo. Per distinguerlo da chi è non-morto. Di cosa sia la libertà di fronte alla morte, si tratta, e di come questa libertà, che è fatta di sapienza e coraggio ben dosati e amalgamati, può esser raggiunta per mezzo di un continuo progettare che sa del proprio invalicabile e costitutivo limite.
FROLLO & FREIBAN
Zeus, volendo castigare l’uomo senza distruggerlo, lo tagliò in due. Da allora ciascuno di noi è il simbolo di un uomo, la metà che cerca l’altra metà, il simbolo corrispondente.
Platone, Simposio
Perché in Frollo & Freiban è della incessante ricerca di qualcosa di cui ci si possa fidare che si tratta. Della continua e disperata ricerca di ciò che perfettamente e senza resti, suture e crepe, possa tappare la falla che, in fondo, siamo.
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
“Faccio dire agli altri quello che non so dire bene io", Michel De Montaigne
«La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.» (Antonio Tabucchi)
scrittore in Milano, Mondo
ΟYΤΩΣ AΤΑΛΑIΠΩΡΟΣ ΤΟIΣ ΠΟΛΛΟIΣ H ΖHΤΗΣΙΣ ΤHΣ AΛΗΘΕIΑΣ, ΚΑI EΠI ΤA EΤΟIΜΑ ΜAΛΛΟΝ ΤΡEΠΟΝΤΑΙ. «Così poco faticosa è per i più la ricerca della verità e molti si volgono volentieri verso ciò che è più a portata di mano». (Thuc. I 20, 3)
Rivista culturale on line
Un anno? Incredibile.
Lo sai, vero, che la tua scrittura non è riposante? Come sai che la apprezzo.
Temo di aver rimosso Rovesci, e no, in realtà. Ho rimosso il tempo che scorre. Il mio tempo. Che ora riconduce al desiderio.
….perché Amazon me lo dichiara non disponibile al momento? Che fa il tuo editore?
Interessanti i richiami che proponi, tralasciando asimmetrie che appartengono, anch’esse, allo scorrere del tempo e hanno a che fare con status e ruoli di chi scrive; non con le scritture e i contenuti.
Interessante il frammento di Lévinas. Su di un tema che si ripresenta a ondate, che nei giorni che viviamo travolgono tutto e tutti senza che chi è annegato (potrei dire chi annegato>? sappia cosa gli è accaduto.
Che non sia riposante lo prendo come un segno positivo. Nella mia testa una buona pagina non è quella che si legge d’un fiato, che scorre via liscia, ma quella che presenta pietre d’inciampo. Per Amazon ho verificato adesso. Hai ragione. Dovrò verificare. È disponibile, al momento, su altri store on line. Con Lévinas citi un pensatore cui ho dedicato molto tempo e a cui tengo in modo particolare. Grazie, come sempre, per l’attenzione e l’intelligenza con cui arricchisci questo spazio.
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