Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Sono le sette del mattino. Un padre e i due figli sono seduti intorno al tavolo. Stanno facendo colazione. Il più piccolo succhia pigramente il latte dal biberon, gli occhi impastati di sonno. Il più grande sta mangiando latte con i cereali al cacao.
– Papà, posso farti una domanda?, dice il più grande.
– Certo amore, ti ascolto, gli risponde il padre, lasciando sul tavolo la tazzina piena di caffè fumante. Lo guarda e, una volta di più, si lascia travolgere dalla profondità e bellezza degli occhi del figlio. Una profondità che non è ancora andata perduta, benché abbia quasi sei anni.
– Ma se Dio può vedere attraverso tutte le cose…manda giù un altro boccone di cereali e continua con la bocca piena…se vede attraverso una cosa e poi un’altra e un’altra, alla fine non vede niente, giusto?
Muto, il padre si alza e fa il giro del tavolo per andare a baciarlo sulla fronte, le guance. Il bambino si divincola – Ma che fai, pa’, fermati! sghignazza infastidito. Un piede dentro, l’altro fuori dal dominio dell’infanzia. Il più piccolo molla il biberon e allarga le braccia – Anche io! Vuole essere baciato. Il padre lo bacia, poi torna a sedere, beve un altro sorso di caffè e alza nuovamente gli occhi al figlio, che lo sta fissando – Allora?
Riorganizza le idee e cerca una risposta che sia credibile, anche se vorrebbe avere qualche secondo di silenzio per riflettere su quello che gli ha appena detto il figlio…la capacità di attraversare tutto coincide con l’essere capace di nulla. La capacità di vedere tutto si risolve in una sorta di cecità. Può veramente vedere, conoscere ed agire solo chi non può tutto, mentre chi è capace di tutto, in fondo, non è capace in nulla.
– Papà, allora?
– Scusa, amore…vediamo…
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
He! Certe domande la mattina presto…!!!!! 🙂
La penso come te!
Il re è nudo! Il genitore è indeciso su cosa mettersi.
Quando “soffiano” certe domande non è da sottovalutare il rischio di raffreddarsi seriamente. Si deve cercare un vestito…