Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Faceva un freddo intenso, pungente: il cielo luccicava tutto di stelle: non tirava unalito di vento. Pum! Ecco che una vecchia stagna da petrolio venne a colpire l’uscio di una casa. Pim! Pam! fecero i mortaretti di rimando, perché si festeggiava l’anno nuovo. Era la notte di San Silvestro, e l’orologio della chiesa aveva sonato allora allora dodici tocchi. Troc troc! Troc troc! Teretee! Il carrozzone della diligenza arrivava, pesante, mezzo sconquassato; e si fermò alla porta della città. Dentro c’erano dodici passeggieri, né di più avrebbe potuto portarne: tutti i posti erano presi.
Nelle urla e nelle grida si voltano le spalle al vecchio e si saluta il nuovo anno che fa il suo ingresso in pompa in questa breve e spassosa fiaba di Hans Christian Andersen dal titolo La diligenza da dodici posti di cui voglio servirmi per salutare questo nuovo anno. Così come nella realtà, anche qui si canta e si brinda, si augura felicità, fortuna, amore e di far quattrini a volontà, mentre alle porte della città si ferma un carrozzone che porta dodici forestieri. Tutti con bagaglio, passaporto e regali per gli abitanti della città. Sono dodici, questi passeggeri, e rappresentano i mesi dell’anno che sta per iniziare e di cui portano il nome. C’è Gennaio, colui su cui tanti concentrano le loro speranze. C’è Febbraio gaio, variopinto, eccentrico. È colui che vive di meno, con i suoi ventotto giorni, ma è pur sempre il Principe del Carnevale e con lui l’allegria non manca mai. Magro “come una quaresima” è Marzo. Aprile è scherzoso e ambiguo, mutevole e lunatico, fra tutti il più imprevedibile. Maggiolina è una bella giovinetta che canta e racconta magnifiche storie, tutt’uno con la natura. Donna splendida ed altera è Giugno, che fra tutti i mesi pare avere i poteri più grandi. Non viaggia sola, ma con Luglio, suo fratello minore, che è grassoccio e con poco bagaglio perché ogni cosa, col caldo, dà noia. Mamma Agostina è una massaia accaldata che lavora molto e produce molte cose buone da mangiare. Per Settembre – che fra tutti è quello che nella realtà prediligo – lascio la parola alla fiaba stessa:
…scese dalla diligenza un pittore, il grande colorista Prof. Settembre. Tutta la foresta lo conosce! Le foglie mutano colore, – e con che magnificenza! – al solo suo cenno: ben presto il bosco splenderà di rosso acceso, di giallo, di bruno dorato. Il maestro zufola come un merlo, lavora spedito, e intreccia i verdi viticci del luppolo intorno al suo boccale di birra. Così ornato, il boccale ha un bellissimo aspetto, ed in verità il Prof. Settembre ha per l’ornamentazione un gusto squisito. Era arrivato con i suoi tubetti di colore, che formavano tutto il suo bagaglio.
Uomo di campagna, appassionato di caccia, è Ottobre, che ha pensiero solo per l’agricoltura, tutto intento a seminare, arare e dissodare. Pieno di tosse e raffreddore e lamentosi malanni è Novembre. Si presenta, infine, Nonno Dicembre, che porta con sé un piccolo abete (di cui si prenderà cura e che farà crescere forte in vista del Natale) e bel libello di fiabe da leggere ai bambini.
Chissà come andrebbe raccontata oggi, una fiaba del genere. Come la racconterebbe Andersen. Ognuno dei mesi dell’anno avrebbe certamente non una, ma due o addirittura più volti, sembianze, caratteri, in linea con un mondo fattosi, almeno all’apparenza, molto più complesso. I mesi si porterebbero dietro moduli e dichiarazioni, strumenti e tecnologie fantasmagoriche, desideri diversi e nuovi, così come nuove ansie e preoccupazioni. Tutti i mesi avrebbero qualcosa di carnevalesco, tutti sarebbero attraversati da un misto di ilarità e melanconia. E tutto senza contare che non si presenterebbero più in carrozza, ma chissà come…io me li immagino diversi, ma questo è secondario. Io, del resto, sono troppo abituato a fare bilanci e progetti non in questo periodo dell’anno bensì in Agosto, il mese più crudele, e a far partire il nuovo anno da Settembre. Su una cosa Andersen non poteva, non può, né mai potrà mai temere di esser smentito, però…
Di qui a un anno, credo che sarò in grado di dirvi quello che i dodici viaggiatori avranno portato in dono a me, a voi, a tutti. Ora non lo so, parola d’onore; e sto per dire che forse non lo sanno nemmeno loro. Si vive in certi tempi così curiosi…
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
Ignoravo questa fiaba, veramente simpatica e creativa e condivido le tue osservazioni compresa la nota personale del nuovo anno che decolla… a settembre.
La frase finale: “Si vive in certi tempi così curiosi” mi ha fatto sorridere.
È una sensazione evidentemente ricorrente ad ogni epoca.
Esatto. Nessuno, in nessun tempo, può legittimamente sostenere di vivere in tempi che non siano strani o curiosi. Contrastetebbero con la natura dell’uomo, che di questi tempi è artefice.
🙂
Non conosco questa faba. Per la verità, ho sempre evitato Andersen, causa la priama sua fiaba che ho letto (o che mi è stata raccontata, immagino), La piccola fiammiferaia, che ho aborrito. Da tempo, essendomi avvenuto di leggere qualcosa di Andersen ai miei nipotini, so bene di dovermi ricredere, ma ho resistito.
Mi emenderò.
Buon anno!
Le fiabe di Andersen non sono quelle che preferisco, ma sono pur sempre belle e in alcuni casi addirittura spassose. Ancora buon anno.
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