Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Ringraziare è una parola importante ed ha un gran numero di significati e possibili declinazioni. Eppure è molto difficile collocarsi all’interno del suo “campo” di senso. È difficile ringraziare. Alcuni, di fatto, non sono mai riusciti a farlo, né ci riusciranno in futuro – semplicemente non ne fanno esperienza. Ma c’è, al contrario, anche chi non la smette mai di ringraziare tutto e tutti per tutto quello che gli accade…ed anche in questo caso il senso del ringraziare non può che andare inevitabilmente smarrito. Cosa perdono coloro che non sanno ringraziare? Coloro che non sanno vivere nella forma del ringraziare e che non comprendono che la stessa vita dovrebbe coincidere con il ringraziare? Insomma, ringraziare sembra a molti un atteggiamento fra gli altri. Per alcuni è una pratica da evitare, per altri ancora qualcosa da sbrigare con leggerezza e tutta semplicità – il ringraziare, invece, è qualcosa di incredibilmente complicato, così come è parte integrante (e non accessoria) della nostra stessa umanità. A ringraziare si impara e la via per interiorizzare questa pratica è lastricata di errori, sviste, superficialità, mancanza di rispetto, cecità. La pratica del ringraziare si interiorizza per mezzo di lunghe traversate dello spirito, spesso senza che il soggetto se ne renda veramente conto. Alle volte la consapevolezza di dover-ringraziare sembra trafiggere come una sorta di illuminazione che determina una improvvisa conversione. Raramente è così. Più spesso accade che in un preciso momento venga tracciata una linea al fondo di una lunga serie di tentativi maldestri per essere felici e che sotto tale linea, per mezzo di un calcolo di cui solo lo spirito è veramente capace, si giunga alla giusta cifra del senso. E tale cifra è un segno di ringraziamento verso tutto quanto era sempre stato ma che non si era stati in grado di collocare nella giusta prospettiva.
La parola ringraziare ha molti significati e molti sono i modi ed i contesti in cui utilizzarla – e i vocabolari aiutano a fare ordine. Ringraziare è esprimere, per mezzo di parole, ma anche con altri segni/gesti concreti, un sentimento di gratitudine verso qualcuno…per un regalo, un gesto, una qualsiasi forma di riconoscimento.
Tito ha ormai quasi ottant’anni. Col tempo si è rincoglionito di brutto, ma mai avrebbe pensato che sarebbe arrivato, un giorno, a perdere il suo portafoglio in pelle, quello tutto screpolato dagli anni, proprio come il suo volto, attraversato da innumerevoli linee tracciate dal tempo. Per tre giorni e tre notti non gli era stato possibile dormire. Era molto stanco ed incredibilmente giù di morale, così stanco e fiacco nello spirito che aveva persino perso sangue dal naso ed era stato preso dalla paura – o forse dalla speranza – che il suo cuore fosse in procinto di rassegnare le dimissioni. Dai suoi occhi aridi e su cui diverse volte i dottori erano stati chiamati ad intervenire per le cataratte, erano uscite delle lacrime. Poi, un pomeriggio, qualcuno aveva suonato al citofono e lui aveva aperto. Dopo un paio di minuti alla porta si era presentato uno sconosciuto che era lì per consegnargli il suo portafoglio. Tito aveva pianto ancora, ma questa volta di gioia, e tremava tutto, ma non perché era vecchio e stava cadendo a pezzi, e non era nemmeno perché era un vecchio rimbambito che stava dicendo allo sconosciuto che poteva prendersi tutto quello che era nel portafoglio. Glielo stava dicendo perché tutto quello che c’era dentro: soldi, bancomat, tessera dei mezzi pubblici e per gli sconti al supermercato, ecco, tutta quella roba era nulla in confronto ad un foglietto ingiallito dagli anni custodito in una piccola fodera di plastica trasparente. Quel foglietto apparteneva a Tito da quasi cinquanta anni. Glielo aveva donato Tito, il figlio che allora aveva solo cinque anni e solo tre gliene restavano ancora da vivere, prima dell’improvvisa morte. Sul foglietto c’era scritto “papà” e niente altro. Tito aveva perso la moglie, i fratelli, i genitori, ma dopo la morte del figlio sentiva di non aver mai avuto altro che quel foglietto. Per questo adesso offriva tutto quello che aveva, perché finalmente, grazie a quell’uomo, i suoi occhi pieni di disfunzioni tornavano nuovamente a posarsi sull’unica cosa importante. Donare tutti era il suo modo di ringraziare…
Certo non è escluso che si possa ringraziare senza usare parole o per mezzo di segni esteriori in generale…ringraziare col cuore.
Lola ha appena posato il piattino ancora caldo di lavastoviglie sul bancone e si è voltata per sistemarsi la maglia elasticizzata. Dallo specchio opaco, fra le bottiglie di alcolici lasciate a prendere polvere su sottili mensole di vetro, solo per un istante, cerca gli occhi del cliente, che invece sta bevendo l’acqua. È giovane, ma sembra buono. È raro che i giovani le sembrino buoni. Lola di cuore lo ringraziava, quel giovane uomo, per non aver cambiato nulla nel suo fare dopo che aveva visto un fazzoletto saltare fuori dalla coppa sinistra del suo reggiseno. Quel fazzoletto era lì per simulare quello che non era più da ormai tre anni, per darle conforto dopo l’operazione che le è costata dolore e vergogna, ma che le aveva permesso di essere ancora lì, fra i vivi. Lo sta ringraziando, quel giovane uomo tanto buono, in cuor suo.
Ma è anche possibile ringraziare con ironia: grazie a te ho fatto una figura da stronzo!
Ecco cosa dice Ivo al fratello che l’aveva spinto a farsi avanti con una ragazza che con la famiglia, in quell’agosto bollente, occupava l’altra porzione della villetta bifamiliare con giardino comune. Ivo, spinto dal fratello maggiore, si era avvicinato alla mora che se ne stava seduta a leggere sulla sdraio, all’ombra. Aveva alzato gli occhi dal grosso volume con la copertina rossa, ma non aveva risposto nulla dopo che Ivo le aveva detto – Ho saputo che volevi parlarmi! – Cazzo, era il venti agosto e lui era dal primo giorno che l’aveva vista che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Alex, il fratello, l’aveva preso per il culo e così si era trovato lì a fare la figura dello stronzo. E quando poi aveva aggiunto – Non volevi parlarmi, allora? – lei aveva fatto cenno di si, nel senso che no, non aveva mai espresso il desiderio di conoscerlo o parlargli. E così lui l’aveva salutata ed era tornato indietro. Con le lacrime agli occhi aveva ringraziato Alex per il brutto scherzo che gli aveva giocato.
Si ringrazia anche quando si declina un invito, un’offerta che non si può o non si vuole accettare….Grazie ma non fumo!…come dice – oh, ha parlato! – la ragazza ad Ivo che, non pago delle umiliazioni già subite, arrivato al 30 agosto, alla vigilia del ritorno a casa, si lancia in un ultimo, disperato tentativo di abbordarla.
Grazie ma non posso accettare! – dice l’uomo al vecchio che, con mano tremante, gli sta offrendo il misero contenuto del vecchio portafogli.
Il ringraziare può assumere la forma della più profonda, piena (e riempiente) gratitudine…grazie a Dio!…per qualcosa che si è ottenuto, per un male di scampato, per un bene che è giunto lì dove si annidava un possibile danno…e questo è esattamente il quotidiano ringraziamento di Lola dopo le operazioni al seno e le successive analisi che parlavano di una completa guarigione, è il bacio a quello stesso fazzoletto fuggito fuori dalla coppa del reggiseno mentre lavorava dietro al bancone del suo bar, così come è nel suo baciare il piccolo crocefisso di legno prima di avvolgerlo nel panno che da anni, sempre lo stesso, preme contro il suo petto che ha conosciuto il dolore…
Ci sono altri modi di ringraziare o per invitare l’altro a ringraziare (ringrazia Dio che sei vecchio, donna, che porti occhiali, che sei mio padre/figlio etc, etc), vi è la concessione di una grazia che è un liberare da un peso, da una pena…è l’aiuto di Dio in un’ottica religiosa, ma è anche, secondo il diritto, l’estinzione di una pena…la parola ringraziare ha in sé un piccolo tesoro di senso. Vi è, in questa parola-scrigno, l’idea della grazia (grat-us, da grato, piacevole ad altri, avere grazia): bisogna ringraziare per ogni cosa o qualità che rende piacevoli, magari per l’avvenenza, per un favore, un dono, per la benevolenza manifestata, per una ricompensa…la parola ringraziare ha in sé anche la particella re- con significato di “di nuovo”, “addietro” e che suggerisce l’idea del ritorno al fine di restituire qualcosa che ci è stato donato, e poi c’è la particella -in, che indica il moto o l’inclinazione verso qualcuno. Ed ecco che il ringraziare qualcuno è, nella sua interezza e come movimento, un volgersi/tornare verso qualcuno che con la sua grazia mette in moto questo “circolo virtuoso” che obbliga a restituire, in qualche modo, quello che non abbiamo e che ci è stato donato…ringraziare è rinnovare un’alleanza fuori dal tempo che lega all’altro nella forma del debito. Nel ringraziare la grandezza di colui che ringrazia si fonda sulla capacità di riconoscere di non poter risarcire l’altro, nel mostrare senza vergogna il risvolto delle tasche vuote, nel gettare la spugna ed abbandonare ogni velleità volta ad estinguere il debito, a liberarci dall’altro e dalla sua luminosità…il ringraziare non può quindi essere qualcosa di accessorio, ma una modalità di essere…
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
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Grazie per questo post meraviglioso. Meravigliosamente illuminante 🙂
Grazie a te!
“il ringraziare qualcuno è, nella sua interezza e come movimento, un volgersi/tornare verso qualcuno che con la sua grazia mette in moto questo “circolo virtuoso” che obbliga a restituire, in qualche modo, quello che non abbiamo e che ci è stato donato…”
Anch’io ringrazio…
Grazie per a te!
Ho capito tutto: dimmi (o non dirmi) grazie e ti dirò chi sei 🙂
Gran bella sintesi!
🙂
Grazie mi hai illuminato.
Non miravo a tanto. Tuttavia, grazie.
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