Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
– Beh, non saprei dire, disse alzando lentamente gli occhi al cielo nuvoloso, subito prima di entrare nello stretto corridoio carico di voci che si accavallavano ed odoroso di caffè ed affettati di bassa qualità.
– Guardi in alto? Perché non in basso o davanti a te? Che Dio sia in alto è una rappresentazione popolana, cose che possono funzionare per mia nonna, che è convinta che realmente abiti in cielo.
Guardando la fila che portava al baretto della scuola – E se mi fossi voltato alla mia sinistra? Tu, che avresti detto? Di no? Che dovevo piuttosto voltarmi verso destra o in basso per guardare sotto le mie gambe? No, mi avresti preso per uno scemo, perché nessuno di questi posti ha nulla a che fare con quello di cui stiamo parlando.
Con occhi stretti in un vano sforzo ermeneutico, senza però capire – Sei ateo?
La fila appena avanzava, il medaglione ripieno di insalata, formaggio e cotto era ancora lontano, l’assurda discussione doveva procedere – Non so, non è questione di essere o non essere ateo, è che…
– Allora sei credente?
Cazzo, non voleva proprio mollare – Non è così semplice parlare di queste cose, per me…
– Allora cosa sei?
– Il problema non sono io, è di fondo, penso…, non capiva perché avesse ripreso, dopo due anni di entrate in seconda ora, a frequentare l’ora di religione.
– Perché hai guardato in alto, cosa cercavi?
– È che guardare in alto non è una cosa da sciocchi e non è nemmeno questione di fede o di nonnine ingenue…e non è nemmeno qualcosa di meramente convenzionale. È semplicemente uno dei modi, come dire…la rappresentazione nello spazio…insomma, uno dei modo in cui l’uomo, da sempre, ha concepito Dio. Mettere in discussione questo non significa credere veramente, ma essere sciocchi.
– Mi stai dando dello sciocco?
– No, no… – la fila è sempre più corta, davanti a loro.
– Non credere di potermi dare dello sciocco così, davanti a tutti!
Nessuno li stava ascoltando, ovviamente – Senti, io…
– Il discorso è chiuso. Vaffanculo. E se ne va
Un po’ sbalordito per la brusca chiusura del discorso, ma decisamente sollevato, può finalmente ordinare – Un medaglione, scaldato appena…e poi una bottiglietta d’acqua.
La testa calva del barista brilla sotto una lampadina che oscilla, malamente appesa ad un filo, illuminando il bancone ed il caos di pizzette, tramezzini, lattine e tazzine….
stay calm within the chaos
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
“Faccio dire agli altri quello che non so dire bene io", Michel De Montaigne
«La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.» (Antonio Tabucchi)
Il cielo stellato sopra di me: da Dante, a Kant, a Wilde.
Non c’è niente da fare.
Uno fa tanto per proclamarsi ateo, agnostico, laico e miscredente; e ne è assolutamente convinto, in buona fede.
E poi provaci ad ascoltare le musiche per organo di Bach senza alzare istintivamente lo sguardo verso l’alto.
Sono pienamente d’accordo con te. La fede, nella sua più ampia accezione, è un fatto inscindibile dalla natura umana. Può essere declinata, pensata e vissuta in un gran numero di modi – ma la sostanza non cambia. Anche l’ateismo è una forma di fede…nell’uomo, nelle capacità dell’intelletto e così via…discorso lungo e complesso. Grazie per il commento.
Il dialogo che precede la conclusione è illuminante del problema di come accostarsi o meno alla fede o a Dio. Vedi come uno dei due tenta disperatamente di volare in basso? Di come cerca in tutti i modi di trascinare anche il suo interlocutore verso il basso, la mediocrità del pensare e del vivere?
Non guarda certo in alto, anzi non guarda proprio… Post che offre molti stimoli seri anche per chi non crede o chi cerca in qualsiasi modo di provare a credere o, infine, per chi con grande serietà intellettuale, mestamente , si arrende alla necessità di non credere. Grazie per averlo pubblicato in un contesto di mediocrità assoluta della rete.
Innanzitutto grazie per il tuo giudizio così lusinghiero. Nel merito, il pezzo, pur nella sua brevità, affronta molti temi: la possibilità/capacità di credere, la possibilità di credere in modi molto diversi, la necessità di orientarsi nel mondo senza riferimenti “assoluti”. Grazie ancora per il commento. Impreziosisce il testo.
Lo sto rileggendo, rileggendo. Vorrei mettere a fuoco ciò che (mi) suscita. Ricordi (sorriso adulto e malessere di allora) di discussioni “filosofiche” adolescenti, miscugli di bisogni, forse, di “fedi”, cui affidarsi e da negare con dimostrazioni di pensiero logico, tutto impastoiato di incertezze, su di sé, sul mondo; sentimenti di inadeguatezza e desiderio conseguente di condividere, di essere simili; bisogno di distinguersi. Poi, la lettura si scontra con le “certezze” adulte, con il modo adulto di fronteggiare il tema, con frecce all’arco della retorica più appuntite ma senza che niente, nei bisogni, sia cambiato. Forse.
Bello.
Si, scrivi bene: discussioni da adolescenti che fanno e portano avanti discorsi secondo criteri ed esigenze adolescenziali, ma non per questo meno serie…anzi! La fila a ricreazione, il medaglione, il “succo” del discorso: il tutto affonda le radici in un dialogo che c’è veramente stato…è stato molti anni fa ed è rivenuto alla luce per caso, nella forma di un foglietto scritto quello stesso giorno (lo ricordo perfettamente) e uscito fuori da un vecchio libretto di filosofia che ai tempi stavo leggendo…il salto dal ricordo alla ri-scrittura è stato immediato. E lo è stato proprio per i motivi che tu elenchi, ma, sopratutto, come concludi, perché niente (o quasi) è cambiato di quei bisogni…
In sintesi: non sappiamo da dove veniamo e dove andiamo. È così?
Il pezzo non è nato con una intenzione precisa, nel senso che dietro, o all’origine, non c’è una persona con le idee proprio chiare. In questo senso hai centrato: chi non ha le idee chiare non si sa orientare, non sa da dove viene, né dove va…
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