Tommaso Aramaico

Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.

Figure del padre: professor Frigerio

“Voi dovete vivere giorno per giorno, non dovete pensare ossessivamente al futuro. Sarà un’esperienza durissima, eppure non la deprecherete. Ne uscirete migliorati. Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita”.

Un parto difficile, la mancanza di tempestività da parte dei medici, un neonato che viene al mondo con il forcipe, cianotico, incapace di esplodere quel pianto che apre i polmoni alla vita, un bambino scosso dalle convulsioni, messo sotto sedativi per arrestarne le crisi continue. Chi ha detto che quello delle nascere è un momento di gioia? Questa, in estrema sintesi, la situazione in cui getta Nati due volte di Pontiggia. Fra le molte forme che può prendere il padre, quella del professor Frigerio, padre alle prese col figlio affetto da handicap, è una delle più dure e tragiche: Frigerio è il padre che deve rinunciare alla durezza del compito antico affidatogli dalla tradizione per inventarne uno nuovo, uno ancora più duro e senza precedenti, un legame, un sistema di regole, di pretese, di sanzioni, di accettazioni e di obiettivi che mai potrà essere replicato, un sistema di conquiste che, molto probabilmente, avrà significato solo per quel padre e quel figlio.

Mai dimenticherò quel viso paonazzo, minuscolo, atterrito in una sorta di sorriso fisso, il cranio a cono, l’immagine di una divinità mesopotamica…

download

Il padre, qui, è padre alla ricerca di informazioni e rassicurazioni da medici che, al contrario, si mostrano freddi, distaccati, elusivi, che lo scaricano a specialisti che, a loro volta, si richiamano a nuove analisi, senza che nessuno abbia il coraggio di dire esplicitamente quanto seria sia la situazione. Ma questo bambino ha un nome, si chiama Paolo, e questo padre dovrà avere cura di lui. Dovrà scendere a patti con figure di uomini più o meno meschini che chiedono qualcosa in cambio per un trattamento adeguato alle esigenze del giovane. E questo padre si troverà ad accettare, a chiedere favori che, in altri casi e per altre ragioni, mai avrebbe chiesto. Questo uomo che diventa padre sarà portato a scendere a compromessi. Verrà scosso da dubbi ed incertezze, rischierà di perdere il senso del suo compito per poi recuperarlo a livello più alto. Il figlio, minorato in alcune funzioni legate al movimento ed al linguaggio, ma intellettualmente ed emotivamente vivace, lo inchioderà ai suoi dubbi: se si vergogna di lui, per strada, può anche camminare a distanza.

giuseppe-pontiggia

Quale funzione avrà questo padre che, in più, è anche professore? Sarà in grado di insegnare qualcosa a Paolo, lui che vede tutto attraverso la lente del linguaggio e che ha un figlio che fatica ad articolare un discorso intellegibile e sensato, che arranca nella continua e spesso vana ricerca della parola giusta? Ben altre saranno le prove da affrontare: salire/scendere le scale senza cadere rovinosamente, camminare per strada senza piegarsi di lato e finire sull’asfalto. È una prova difficile quella a cui viene chiamato questo padre che non riesce a leggere negli occhi, sulla lingua, sul corpo del figlio, l’essenza del figlio in quanto tale: il futuro. Perché essere padre è, in qualche modo, la capacità di vedere il futuro nel/attraverso-il volto del figlio, di riconoscere chi diventerà migliore del padre stesso. Gli occhi del professor Frigerio, invece, non vedono il futuro nel figlio, ma solo un eterno e statico arrancare, un’assenza di progressi, l’impossibilità stessa, per il figlio, di scalzare il padre, di prenderne il posto nel mondo. Dato che la nascita del figlio rappresenta per un uomo il principio di una vera consapevolezza: nel momento stesso in cui l’uomo diventa padre diventa anche consapevole della propria mortalità. Cosa pensa questo padre? Forse gli è interdetta l’idea stessa di poter, ad un certo punto, morire. Fra le altre cose, Freud diceva, in un colloquio, che la felicità era vedere i figli crescere. Crescere, per i figli, significa diventare autonomi, prendere la propria strada, diventare a loro volta uomini, liberare il padre del compito impellente d’esser padre, lasciargli la libertà di invecchiare, ammalarsi, rimminchionirsi, e infine morire. Questo padre, il professor Frigerio, non riesce a vedere futuro nel figlio e, quindi, non può permettersi di morire, pur sapendo di dover morire, d’esser destinato come tutti alla morte. Questo il suo dolore, il deserto in cui è costretto ad errare, questa la condizione che non riesce ad accettare e che lo spinge ad estenuanti tentativi per portare il figlio ad un grado di autonomia che il figlio stesso non potrà mai raggiungere. In questo sta anche l’odio del padre per il figlio, un figlio che lo obbliga ad essere diversamente padre di un figlio diversamente abile. Odio e rabbia e pietà per la debolezza di quel corpo, per lo squilibrio, la debolezza. Chi è, dunque, che nasce due volte? Solo il figlio o anche il padre? Il professor Frigerio è chiamato a nascere nuovamente. Il passo fondamentale sarà nel definitivo abbandono d’una forma di cura ed amore che è in fondo chiusura e volontà di modificare, assimilare e quindi negare l’alterità del figlio per confermare se stessi e tutta l’ostilità e il fondo di terrore che si cela nell’idea di normalità. Per rinascere ad una nuova, autentica figura del padre, Frigerio dovrà rinunciare all’idea che per avere un rapporto, lui e il figlio debbano essere simili e che tale similitudine si possa dare solo negando la specificità ed unicità, anche se patologica, del figlio. Riuscirà a compiere tale metamorfosi? A tratti sembra vicino, ed accade quando, per un attimo, smette di pensare al futuro, suo e del figlio.

Una volta, mentre lo guardavo come se lui fosse un altro e io un altro, mi ha salutato. Sorrideva e si è appoggiato contro il muro. È stato come se ci fossimo incontrati per sempre, per un attimo.

3 commenti su “Figure del padre: professor Frigerio

  1. Alessandra
    luglio 26, 2015

    Ottima scelta di lettura. Non poteva assolutamente mancare, nella tua carrellata sulle figure del padre, quella del professor Frigerio, così umana nei suoi dubbi e nelle incertezze, così autentica nell’amore che sente per il figlio. La descrizione che hai fatto del libro è (semplicemente) meravigliosa.

    • tommasoaramaico
      luglio 27, 2015

      Grazie. Si, non poteva mancare. Pontiggia ha il merito di non essersi soffermato in modo morboso sulla patologia, non è scivolato nella retorica o in un offensivo pietismo. È, al contrario, un libro sulle insufficienze del padre stesso.

  2. agenda19892010
    agosto 12, 2015

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il luglio 26, 2015 da con tag , , , , .

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. Alcune immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimosse. L'autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi via e-mail.

Cookie Policy

Questo blog è ospitato su piattaforma WordPress.com con sede e giurisdizione legale negli USA. La piattaforma fa uso di cookie per fini statistici e di miglioramento del servizio. I dati sono raccolti in forma anonima e aggregata da WordPress.com e la titolare del suddetto blog non ha alcun accesso ai dettagli specifici (IP di provenienza, o altro) dei visitatori.
Il visitatore può bloccare tutti i cookie (di qualunque sito web) tramite opportuna configurazione dal menu "Opzioni" del proprio browser.
Questo blog è soggetto alla Privacy Policy della piattaforma WordPress.com.

Blog che seguo

©STORIE SELVATICHE

STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA

elena gozzer

Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)

bibliofilosofiamilano

Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano

Pensieri spelacchiati

Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.

Aureliano Tempera

Un po' al di qua e un po' al di là del limite

La Grande Estinzione

Per un romanzo diffuso dell'Antropocene

L'arte di salvarsi

La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.

Il verbo leggere

Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: