Tommaso Aramaico

Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.

VsTePF: In una taverna dei bassifondi…

VsTePF (Variazioni su Titolo e Prima Frase) nasce da un’idea (che poi è una scusa per giocare): nel titolo e nella prima frase d’un romanzo è presente, in nuce, il romanzo stesso. Se si prescinde dalla conoscenza dell’autore (qui non si tiene conto di chi compra a partire dalla copertina), sono il titolo e le prime frasi di un romanzo a spingerci a comprare un libro, a volerlo leggere. Il titolo e la prima frase (solo a questo in VsTPF ci si limita) stimolano l’immaginazione. Basti pensare all’effetto che sono stati capaci di produrre alcuni fra gli incipit più celebri, da Chiamatemi Ismaele di Melville, passando per Tutte le famiglie felici si somigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo di Tolstoj, fino Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo di Kafka. Andare avanti con altre citazioni non serve, ognuno ha le proprie e se le tiene strette. Ci sono esordi che inchiodano il lettore. Cosa c’è nel Titolo? E nella Prima Frase? Niente più che una promessa, ancorché confusa ed indeterminata, un messaggio che solo la lettura stessa del romanzo renderà pienamente intellegibile. Con VsTePF si tenta un esercizio analitico e al tempo stesso fantasioso – o, come direbbe Gadda, ci si lascia andare ad una vera e propria minchioneria. Tirare fuori da poche parole il motivo per cui si va avanti nella lettura d’un libro. Ovviamente queste fantasticherie possono mancare il bersaglio. Ma è proprio questo errore iniziale che rende un libro ancor più interessante: l’ho letto per la ragione sbagliata, ma non ho sbagliato a leggerlo…questa è la sostanza.

In una taverna dei bassifondi londinesi, uno strano scantinato incomprensibilmente sordido, Dirty era ubriaca.

Bataille, L’azzurro del cielo

Dalle altezze scintillanti e cariche di promesse per un felice futuro, dall’azzurro del cielo che promette il titolo, Bataille ci porta nella città di Londra, meglio, nei bassifondi di Londra. Ci spinge dentro e una taverna e poi, come a premere sulla testa per spingere sempre più in basso, ci fa scendere giù in un torbido scantinato: uno scantinato così torbido da dare scandalo tanto è lontano, per sottrazione di bene, luce, purezza e splendore, dall’azzurro del cielo che era stato suggerito. Il luogo è così miserevole ed assurdo da aggredire una donna persino nel suo nome. Dirty di chiama, ed è ubriaca. Perchè Dirty è lì? È stata rapita e poi reclusa in quel luogo buio tanto lontano dall’azzurro del cielo? O è lì per scappare, per rifugiarsi? È vittima del luogo? Di qualcuno? O solo di se stessa? Sta espiando per una colpa commessa? È questo il romanzo della formazione e del riscatto di Dirty che, tipo Dante, dallo stato di perdizione in cui si trova, deve lentamente risalire i diversi gradi dell’essere fino ad uscire dalla spelonca, dallo scantinato, dalla taverna, e poter finalmente ritrovare l’azzurro del cielo? O è forse un romanzo di s-formazione e cioè la storia della cadura di Dirty in modo che questo incipit, in realtà, è la fine della vicenda? La fine o il compimento di un destino che sancisce la definitiva equazione di questa donna col suo nome, trovando in questo scantinato la sua incomprensibile (ed inaccettabile) ratifica? Dirty è sporca moralmente o anche fisicamente? È una prostituta, ha delle inclinazioni sessuali morbose? O forse è il titolo in sé ad essere ironico e questo cielo azzurro lo è solo all’apparenza, perchè in realtà è carico di orrendi presagi? O, ancora, tutto questo sta a significare l’impenturbabilità (azzurritudine) del Tutto (del cielo) di fronte al dolore e alla misera condizione di Dirty? Un cielo vuoto di divinità o un cielo in cui Dio (se c’è) è indifferente alle sorti degli uomini? Questo cielo e il suo azzurro senza zone d’ombra sono forse l’imperturbabilità del Tutto di fronte al tragico destino dell’individuo? Qualcosa di fronte a cui il singolo è ridotto a puro nulla? O questo azzurro del cielo serve a ricordare che (a dispetto del Tutto infinito di fronte a cui nessuno di noi è nulla) non bisogna dimenticare che ogni essere umano, persino Dirty, ha una sua dignità e che per questo motivo non deve essere dimenticata? E che per questo non ci si può permettere di rimanere incantati nella contemplazione di questo azzurro del cielo e che si deve, al contrario, affondare lo sguardo nella melma, lì dove c’è puzza di chiuso, dove l’aria è viziata e tutto sa di muffa ed umidità, lì dove sono condannati a vivere un numero incredibile di uomini e di donne?

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Questa voce è stata pubblicata il novembre 22, 2014 da con tag , , , .

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