Tommaso Aramaico

Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.

Malerba, Itaca per sempre

Sono partito come il re di Itaca e mi accingo a ritornare nella mia casa nascosto sotto gli stracci di mendicante che ho trovato in questa grotta in riva al mare e che mi consentiranno una ispezione segreta, e perciò veritiera, su quanto è avvenuto durante la mia assenza. Se è vero, come ho sentito, che la mia casa è piena di pretendenti che insidiano Penelope e vogliono prendere il mio posto nel regno e nel letto coniugale. Come si comporta Penelope con questi pretendenti. Come è cresciuto Telemaco che ho lasciato bambino. Come sono state conservate le mie proprietà.

Con Itaca per sempre Malerba riscrive (e in parte tradisce) il racconto omerico nel tentativo di consegnarci la storia dell’incontro di Ulisse e Penelope. Il racconto concreto dell’incontro di un uomo ed una donna che, strappati dalla gabbia del mito e della grandezza delle gesta dell’eroe, sono presi (e da noi sorpresi) nella morsa di sentimenti che muovono gli uomini comuni: gelosia, diffidenza, paura, dubbio. Attraverso l’alternarsi dei pensieri di Ulisse e Penelope (in un’opera costruita come un dittico di monologhi interiori), il lettore può entrare nel groviglio di pensieri e passioni che muovono questi due personaggi.

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Ulisse, dopo venti anni di assenza, torna finalmente ad Itaca, ma non la riconosce più come la sua patria. Il ricordo, reso più commovente dalla lunga assenza, cozza con un luogo che Ulisse sente estraneo perchè non reca più traccia del suo antico governo. Itaca è il luogo dell’abbandono. Ulisse torna ad Itaca con la paura di trovare Penelope fra le braccia di un altro uomo e di scoprire che Telemaco non è disposto a riconoscerlo come padre. Ulisse è lo straniero che torna in patria. È il padre che torna per vegliare sul figlio, per difendere il suo legittimo erede dai Proci che vogliono usurpare il suo trono e prendersi la sua sposa. Ulisse è un uomo incapace di trattenere le lacrime, un grande eroe che si vergogna di essere diventato tanto fragile, così facile alla commozione.

Il merito di Malerba, però, non è solo quello di tratteggiare l’umanità dell’eroe, la volontà di riprendersi il suo ruolo di padre e di marito (lasciati in qualche modo sullo sfondo dal racconto omerico), ma è anche, e soprattutto, quello di riuscire a far emergere in modo straordinario la figura di Penelope. Donna incredibile, Penelope prende carne e forma, è viva. Non è più semplicemente confinata nel ruolo di moglie fedele ed infelice per l’assenza dell’amato marito, per la sorte del figlio Telemaco, per i Proci che oltraggiano lei, la sua reggia e la memoria del marito partito per la guerra. No, questa Penelope è la donna scaltra che sotto gli stracci del mendicante riconosce Ulisse fin dal primo sguardo; è la donna che pur dopo tanti anni di dolorosa attesa, riesce a mascherare l’ira, la rabbia, la commozione per il ritorno dell’amato che, però, osa fingersi qualcun altro per metterla alla prova, per controllare la sua condotta con i Proci che pretendono di averla in sposa. È la donna che si sente ferita nell’orgoglio a causa dei sospetti e dei sotterfugi di un marito che dimostra di non fidarsi di lei.

Ma quanto è ingenuo l’astutissimo Ulisse. E quanta ingenuità attribuisce al prossimo suo. Con Troia assediata, più di una volta le sue astuzie hanno avuto un esito vittorioso e anche durante il viaggio di ritorno pare che sia riuscito con l’inganno a sfuggire al Ciclope e ai Mostri Marini e a mille altri ostacoli. Ma così come riesce a sfuggire alle difficoltà reali, con altrettanta ostinazione Ulisse va cercando ostacoli ovunque […] Se lui diffida di me io alimenterò la sua diffidenza, se mi affligge con nuove amarezze io farò altrettanto con lui […] difficilmente potrà raggiungere i segreti del mio animo, perchè anch’io so fingere quando occorre.

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Così inizia una lunga prova di forza. Un gioco di specchi e misconoscimenti. Una voglia di vendetta che Penelope forse covava da tempo e che adesso riesce a trovare sfogo con il ritorno di Ulisse. L’animo della nobile Penelope ha in sé un rancore che prima non aveva avuto coraggio di dire a se stessa: odia il marito perchè lui in quegli anni ha vissuto, mentre lei sente di aver perso gran parte della sua giovinezza in un’attesa che nemmeno Ulisse, con il suo ritorno, potrà mai risarcire. È in questa perdita che ha in sé le caratteristiche dell’irreparabile che affonda tutto il rancore di Penelope. Chiusa in una prigione assediata dai Proci, mentre Ulisse era perso per il mondo in innumerevoli avventure. Fredda in una castità e fedeltà da far impazzire, mentre Ulisse, Penelope lo sa, si è concesso ad altre donne. Penelope odia Ulisse perchè Ulisse non solo ha, a differenza di lei, qualcosa da raccontare, ma anche perchè Ulisse sa raccontare. Di più, Ulisse è così bravo a raccontare perchè è per natura incline alla menzogna e all’inganno. Ulisse non racconta le cose che gli succedono, ma fa accadere le cose per poterle poi narrare un’infinità di volte, ed in modo sempre diverso e più avvincente e sorprendente. Anche qui sta qui il segreto fascino dell’Ulisse di Malerba, che si spinge fino a fare propria l’ipotesi a dir poco accattivante di Ulisse come colui che si celerebbe dietro Omero. Ulisse è colui che torna per raccontare perchè è colui che ha vissuto. Si badi bene: Ulisse è colui che vive per raccontare. Punto e basta. Non per raccontare la verità, ma per raccontare perchè è nell’atto stesso del narrare che sta la verità più profonda dell’uomo.

Come sono veramente andate le cose? Il mendicante venuto dal nulla è un impostore o il grande re di Itaca ed eroe della guera contro Troia? Non è questa la cosa importante neanche per Penelope che, in qualche modo, può vivere finalmente attraverso il racconto di Ulisse. Ecco quale sarà il suo risarcimento, l’immortalità. Far sì che Itaca, in qualche modo, sia per sempre…

Ho suggerito ad Ulisse di non disperdere i ricordi delle sue avventure a cominciare dalla guerra di Troia fino al suo ritorno ad Itaca e alla nostra riconciliazione dopo la strage dei Proci. Ulisse ha raccolto con entusiasmo il mio suggerimento e così, mentre Telemaco si occupa del restauro della città e delle opere per la campagna, lui passa le sue giornate con il cantore Terpiade e insieme compongono i versi per i due poemi. Il primo sulla guerra di Troia per esaltare le memorabili imprese degli eroi, che in realtà Ulisse detesta, e il secondo sulle sue avventure durante il viaggio del ritorno ad Itaca fino al nostro incontro, dove potrà dar sfogo alla sua immaginazione […] Nonostante le liti con Terpiade io sono sicura che Ulisse è ben deciso a portare a termine questa impresa poetica perchè ad essa sarà affidata la sua memoria. E anche la mia.

9 commenti su “Malerba, Itaca per sempre

  1. Alessandra
    settembre 28, 2014

    Dev’essere interessante. E poi amo molto la mitologia, anche quella rivisitata. Come sempre è un piacere leggerti.

    • tommasoaramaico
      settembre 28, 2014

      Grazie. Anche io ho sempre amato queste letture. Nel caso specifico sono riuscto a coniugare questa passione con la lettura di Malerba, uno degli scrittori italiani che più mi piace. Il risultato è un libretto che si legge tutto d’un fiato e che non delude.

      • Alessandra
        settembre 28, 2014

        Tommaso, ti è mai capitato di leggere la rivisitazione intensa, violenta, particolarmente sofferta – e per molti aspetti profondamente umana e psicologica – del mito del Minotauro elaborata dal grande Friedrich Durrenmatt? Grandiosa. Ho visto che hai recensito uno dei suoi libri, nei tuoi post vecchi…

      • tommasoaramaico
        settembre 28, 2014

        No. Il Minotauro non l’ho letto, anche se Durrenmatt è uno di quegli autori che ho intenzione di leggere ed esplorare in lungo e in largo.

  2. Giovanni Comparone
    dicembre 31, 2014

    Riprendendo il discorso su Berto, leggere di Malerba è una lietissima sorpresa.

  3. Pingback: Malerba, Salto mortale | Tommaso Aramaico

  4. intempestivoviandante
    settembre 27, 2017

    Molto, molto affascinante. Lo leggerò.
    Un saluto
    Alexandra

    • tommasoaramaico
      settembre 27, 2017

      Reputo che Malerba sia in assoluto uno degli scrittori italiani più interessanti ed originali. Fra tutti i suoi romanzi questo è uno di quelli cui sono particolarmente affezionato. La figura di Ulisse (così come quella della moglie) viene presentata in modo sublime. È un libro importante, a mio avviso. Grazie per il commento.

  5. Pingback: Luigi Malerba, Le rose imperiali | Tommaso Aramaico

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Questa voce è stata pubblicata il settembre 27, 2014 da con tag , , , , , , , .

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