Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Cronache della famiglia Wapshot venne pubblicato nel 1957 e valse a John Cheever il prestigioso National Book Award. Romanzo potente e profondamente autobiografico che riecheggia, benché sotto la linea della finzione, l’infanzia turbolenta dell’autore, così come il dissesto finanziario abbattutosi sul padre durante la crisi del ‘29. Parte di un dittico di provincia insieme a Lo scandalo Wapshot (1964), queste Cronache sono uno sguardo sugli Wapshot e su St Botolphs, villaggio di pescatori (un tempo florido ed ora in decadenza) nel Massachusetts. Quello che esce dalla penna di Cheever non è un semplice affresco familiare, ma un ambizioso (e riuscito) tentativo di rappresentare lo spirito americano e di restituire al lettore tutta la potenza di una natura lussureggiante ed incontaminata che si fa specchio della forza e della durezza d’una nazione e di un popolo. E proprio per questo non bisogna illudersi, Cheever non ci consegna un idillio, e difatti, coerentemente con lo spirito puritano degli Wapshot, nell’animo dei personaggi che affollano la scena si insinua il dubbio, l’incertezza, l’impotenza e anche, a più riprese, l’angoscia dell’omosessualità (tema che si farà via via più pressante nell’opera di Cheever – basti pensare al celebre Falconer).
Punto d’origine e di fuga dell’intera narrazione è Learner Wapshot, vecchio lupo di mare, incarnazione di quell’etica del lavoro e di quel continuo esame di sé, del proprio spirito, delle proprie azioni ed inclinazioni che sono alla base della religiosità americana.
Pianificavo la vita in ogni dettaglio. Palestra. Barca a vela d’estate. Lettura di Plutarco. Mai perso un giorno di lavoro. Neanche uno. Salario più alto. Maggiori responsabilità. Ulteriori segnali di successo […]. La vita diventa insostenibile senza soldi. L’etica del lavoro sembra essere: fare i soldi. Niente brucia all’inferno più della necessità. La povertà è l’origine di tutti i mali. Chi è un ladro? Un uomo senza soldi. Chi è un ubriacone? Un uomo senza soldi. Chi permette alle figlie di aprire le gambe a degli sconosciuti a Chardon Street? Un uomo senza soldi. Quale padre abbandona i suoi figli? Un uomo senza soldi.
Parole, queste, tratte dalle splendide pagine di diario di Learner (che si dice seguace dello stile epistolare di Timothy Dexter, un ricco commerciante realmente vissuto nel diciottesimo secolo e divenuto famoso per uno scritto autobiografico reso praticamente illeggibile dall’assenza di punteggiatura). Le frasi del diario di Learner paiono scintille di luce riflesse sulla superficie del mare. Paesaggio mutevole e fluido in cui ogni cosa si trasforma nell’altra (proprio come avviene per i suoi stessi ricordi). E poi ci sono Coverly e Moses, figli di Learner e Sarah. Proprio con loro (e per seguire questi due destini) le Cronache si ramificano per tracciare due percorsi distinti, due sentieri che corrispondono alla loro formazione (o educazione sentimentale). Questi due giovani, in linea con tutti gli Wapshot che li hanno preceduti, sono chiamati a lasciare la casa e il loro villaggio per andare a conoscere il mondo e così diventare uomini a tutti gli effetti. Parte integrante delle ragioni di questo duplice viaggio è la vecchia cugina Honora, che promette loro un’ingente eredità a patto che abbiano dei figli, dando così al nome degli Wapshot la possibilità di sopravvivere alla morte dei vecchi. Fra la partenza e il ritorno di Coverly e Moses avvengono molte cose, ma tutte, sempre e comunque, paiono già essere nella mente e nello spirito di Learner (e di Cheever), che così consiglia i figli:
Mai mettere whisky nella borsa dell’acqua calda quando si attraversa il confine di uno stato o di un paese proibizionista. La gomma rovina il sapore. Mai fare l’amore con i calzoni. Birra nel whisky, grandi rischi. Whisky nella birra, vai ch’è una meraviglia…Mai dormire sotto la luna. Noto agli scienziati che provoca pazzia. Qualora letto accanto a una finestra, nelle notti limpide tirare le tende prima di coricarsi. Mai tenere un sigaro ad angolo retto con le dita. Roba da zotici. Il sigaro va tenuto obliquo.
Ci sarebbero altre cose, ma qui è meglio non aggiungere altro.
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Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
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