Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
Non sono pochi gli scrittori che hanno pensato di collocare le proprie storie in contesti ben circoscritti, in comunità chiuse e persino in porzioni di spazio misurabili con una breve camminata, quasi che solo in uno spazio del genere possa essere portata avanti una ricerca radicale sulle dinamiche sociali ed umane che ci muovono. Uno di questi esperimenti in vitro è condotto da Donald Antrim che in Votate Robinson per un mondo migliore si sforza di riprendere quel gesto narrativo. Quello che ne viene fuori è una cittadina della Florida presentata in tutta la sua voglia di risplendere. Una «città rosa stucco», «avviluppata da glicini e palme ondeggianti», alta sopra «banchi di coralli». In questa cittadina l’erba è perfettamente tagliata da uomini e donne appartenenti alla middle-class, tutti orgogliosi e fieri dell’isolamento e delle idee di autosufficienza ed autoaffermazione da cui sono mossi. E così bisogna immaginare ampi villini circondati da buche e fossati pieni di lance appuntite, serpenti marini, vetri di bottiglie in frantumi, cavi ad alta tensione, mine anti-uomo. Pete Robinson inizia a raccontarci la storia quando già tutto è accaduto, mentre osserva la costa e le case tutte intorno servendosi di un binocolo, asserragliato nella sua soffitta. Votate Robinson per un mondo migliore è un romanzo che indaga le fondamenta della comunità e per farlo sembra rifarsi al fenomeno dell’incastellamento che nel medioevo ha investito l’Europa in risposta alle incertezze e paure causate dalle sempre più frequenti ondate di invasioni. E non è un caso, in questo senso, che Robinson sia un professore di storia con una particolare predilezione (se non ossessione) proprio per quel periodo storico e per tutte le pratiche violente e coercitive che l’hanno caratterizzato. In questa cittadina vigono dinamiche da stato di guerra di tutti contro tutti, rapporti tesi al punto che l’uomo è (potenzialmente) lupo per l’altro uomo. Gli uomini si organizzano per famiglie ed alleanze che rispondono alla categoria amico/nemico. L’operazione di messa fra parentesi non coinvolge solo le istituzioni “reali” per come appaiono e si manifestano al “senso comune”, poiché Antrim sembra ricorrere ad una riorganizzazione degli elementi stessi che la realtà compongono. In questa comunità sta lentamente maturando un mutamento di regime negli elementi, un passaggio all’elemento acquatico. È un cambiamento che coinvolge tutti gli abitanti della cittadina e, prima fra tutti, c’è Meredith, la moglie di Pete. Solo mr. Robinson pare non seguire i suoi concittadini, e infatti durante una seduta in cui la moglie viene guidata da un bizzarro antropologo, lui si identifica nel bisonte americano, richiamando così tutto lo spirito pioneristico (e violento) che da sempre accompagna la cultura americana.
Questo spirito pioneristico e con questo la violenza e l’ambizione, guidano Pete Robinson nel progetto di prendere il comando in una cittadina orfana di un potere reale dopo che l’ex-sindaco, a partire da una idea dello stesso Pete, è stato giustiziato per smembramento dopo esser stato legato con fili di nylon a quattro SUV. Per arrivare al potere mr. Robinson rimette in piedi la scuola che era stata chiusa per mancanza di fondi. Avrebbe fatto leva sulle giovani menti di bambini pronti a seguirlo e ad esaltarlo agli occhi dei genitori. E proprio a questi bambini racconta di quando la democrazia non era ancora nata, di quando gli uomini vivevano nella violenza e nella sofferenza, di quando «ogni forma di diversità era punibile con la morte o con la carcerazione». Ma la verità è che la democrazia, nella mente di mr. Robinson, non si oppone simmetricamente alla mancanza di democrazia. No. Nessuna cesura sarebbe alla base di tale distinzione, perché in realtà si tratterebbe solo di una differenza di grado (anche se degna di nota). La società contemporanea avrebbe in realtà «interiorizzato» e «istituzionalizzato» la «barbarie del passato». Questo è il cuore di questo romanzo, che può essere letto come un un trattatello di teoria politica. Ogni comunità si fonda sulla violenza e questa violenza può esprimersi in molti modi, che vanno dalla brutalità delle pratiche medievali (esercitate perlopiù da una autorità riconosciuta e riconoscibile), fino alle più raffinate tecniche di emarginazione di stili pensiero e di vita diversi (tecniche che si snodano in modo trasversale, indipendentemente da una qualsiasi centro di potere riconoscibile). Ecco, quest’ultima forma di violenza è quella che naturalmente (o politicamente) esercitiamo tutti noi.
STORIE SELVATICHE DI FIABE, MITI E TESTI SACRI CHE APRONO LE PORTE ALLA RICCHEZZA
Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l'assenza di significato. (Carl Gustav Jung)
Blog della Biblioteca di Filosofia, Università degli studi di Milano
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
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