Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
“Una giornata qualunque di novembre. Anche volendo non saprei dire che giorno sia con certezza. Guardando fuori dalla finestra sembrerebbe una domenica pomeriggio triste e uggiosa, ma forse non è così. Sono solo sicuro che è pomeriggio. Vivo da solo e faccio il detective. Mi chiamo Edi Orovitz…ma forse non mi avete mai sentito nominare”. L’incipit di Orovitz. Delitto al livello 4 blocco 5435 (Officine Editoriali) catapulta il lettore in una New Orleans cresciuta a dismisura, in una città grassa, che ha consumato tutto lo spazio edificabile, rendendone necessaria un’espansione verticale, a strati. Stipati in livelli e blocchi, gli uomini sembrano ordinati in caste, divisi in quelli che vivono in alto e quelli relegati in basso, nel sottosuolo, lì dove non arriva la luce del sole, luogo buono solo per i disadattati, per quelli che vivono di espedienti. È in questa città al tempo stesso devastata e tecnologicamente avanzata – in un misto di degrado e ambienti asettici – che si muove il detective Orovitz, investigatore vecchio stampo, schiacciato dalla solitudine, con un bicchiere in mano e una sigaretta sempre accesa fra le labbra. Un uomo che pare proprio non essersi adattato ai vertiginosi cambiamenti avvenuti tutto intorno a lui e che, attraverso Rey Robinson, vice direttore della S.C.U.F., viene chiamato a salire su in alto, verso quella parte ricca di New Orleans a molti preclusa. Robinson lo chiama ad indagare sul furto di importanti documenti contenenti informazioni su di una scoperta apparentemente rivoluzionaria. Qui iniziano le indagini che porteranno Orovitz ad imbattersi in un cadavere e ad incontrare personaggi diversi, tutti dislocati secondo i molteplici livelli e blocchi che compongono la città, tutti ugualmente imbrigliati in una trama che solo alla fine si rivela nella sua vera natura. Chi è Rey Robinson? Cosa gli è stato rubato e da chi? Dove può portare l’ambizione e la voglia di farcela? Di emergere? La prosa asciutta e controllata di Carmine Rubicco ci consegna una storia compatta, che si legge d’un fiato.
stay calm within the chaos
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
“Faccio dire agli altri quello che non so dire bene io", Michel De Montaigne
«La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.» (Antonio Tabucchi)