Lì dove è pieno di nomi propri, c'è un nome che di nessuno è proprio. Chi l'ha scelto? Chi lo subisce? E perché? Meschino.
– Caffè?
– Si.
– Cesare, due caffè, e vedi se nel mio ci casca un goccio di sambuca.
– Ma sono le dieci.
– E allora? E poi parli proprio tu? Guarda come ti sei conciato. Che credevi di fare?
– Non saprei.
– Credi di esserti preso cura di te stesso vestendoti a quel modo? Credi di aver ben speso il tempo che hai a disposizione occupandoti del tuo corpo, piuttosto che della tua anima? E a che sono serviti tutti quei discorsi sulla cura di sé, eh? L’hai portate le lettere di Seneca?
– Le ho dimenticate.
– Ma che cazzo dici?
– Si, scusami, non alzare la voce.
– No?
– Avevamo parlato dell’ira, e del padroneggiare le proprie passioni.
– Che stai dicendo, brutto cazzone?
– Sei stato tu ad insegnarmi tutto questo, che l’ira è una breve forma di follia, è una perdita di dignità, è la sconfitta della ragione.
– Ancora una parola e ti ammazzo. Io non t’ho insegnato un cazzo, capito?
– Scusa.
– Cesare, i caffè li paga lo stolto, me ne vado.
stay calm within the chaos
Un piccolo giro nel mio mondo spelacchiato.
Un po' al di qua e un po' al di là del limite
Per un romanzo diffuso dell'Antropocene
La vita è l'unica opera d'arte che possediamo.
Recensioni, consigli di lettura e cose da lettori
“Faccio dire agli altri quello che non so dire bene io", Michel De Montaigne
«La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità.» (Antonio Tabucchi)